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A cavallo fra il 1969 e il 1970 si è formato un gruppo di lavoro con
sede al Portico di Ottavia, composto da Paola D'Ercole, Lucia Latour,
Paolo Martellotti, Pia Pascalino, Antonio Pernici, Federico Rembado
e Gianni Scorselli. Dopo la prematura morte di Federico Rembado, la
sede del gruppo si è spostata nel 1971 in un edificio a ballatoio a
S. Clemente nei pressi del Colosseo (Scorselli lasciò il gruppo e un
poco più tardi ci lasciò Latour per formare con Achille Perilli il gruppo
Altro); e Giuseppe Marinelli entrò a far parte dello studio che prese
il nome di Studio Labirinto. Il lavoro di disegno e sperimentazione
si svolgeva senza limiti di orario e luogo in un clima di permanente
attività creativa che proseguiva nelle abitazioni, nei viaggi, in ritiri
culturali organizzati con una sorta di trasloco delle principali strumentazioni
necessarie alle sperimentazioni previste. Oltre al "progetto" e al "disegno"
la sperimentazione sul linguaggio architettonico veniva affrontata con
metodi originali fra i quali il più frequentato é stato senz'altro quello
della realizzazione di "installazioni". Questo clima aveva qualcosa
di contagioso. Intorno al Labirinto si formò negli anni un gruppo di
lavoro più vasto all’interno del quale non si possono non citare l’
architetto Carlo Jacoponi, il pittore Paolo Santoro e i giovani Claudio
Presta, Silvia Massotti, Claudio Scaringella. Al lavoro remunerativo
(in gran parte eseguito in qualità di disegnatori o di collaboratori
presso studi professionale romani) veniva dato un valore assolutamente
secondario. La dicotomia fra il lavoro remunerativo e quello creativo,
che era auto finanziato dai componenti del gruppo, non ha facilitato
l’ingresso nel mondo della professione nel quale comunque faticosamente
il Labirinto si inseriva, ed è stata sicuramente una delle cause che
hanno determinato la fine dell'esperienza del gruppo.
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